Elio Petri e il cinema della denuncia sociale. Elio Petri, regista impegnato e visionario, ha costruito un cinema di denuncia in cui il potere e le sue distorsioni diventano un tema centrale. L'inquinamento, l'autoritarismo e l'oppressione sociale sono visti come veleni che serpeggiano nelle strutture della società, alterando la coscienza collettiva. La sua opera più emblematica, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), valse l’Oscar come miglior film straniero, nonostante la natura sovversiva del suo messaggio. Petri interpreta l’assegnazione del premio come una contraddizione del sistema americano, diviso tra spirito imperialista e tensione utopica. Il regista vede il cinema non come un’arte d’élite, ma come uno strumento di dialogo con il pubblico popolare. Per Petri, l’unico interlocutore autentico è lo spettatore comune, colui che lavora e vive le contraddizioni del sistema. Il cinema di consumo non è per lui un compromesso, bensì un mezzo per smuovere coscienze e provocare riflessione. In Italia, dove la democrazia è sempre sotto pressione, film come Indagine, La classe operaia va in paradiso e Todo modo diventano atti di resistenza culturale. Petri rifiuta l’etichetta di cinema qualunquista, affermando che Indagine non si limita a criticare la polizia, ma apre un dibattito sulle derive autoritarie del potere. Accettare le regole del sistema è per lui un atto necessario per sovvertirlo dall’interno, evitando l’isolamento elitario dell’intellettualismo sterile. Il suo cinema, dunque, oscilla tra il dentro e il fuori, tra il sovversivo e l’accettato, portando avanti una riflessione sulla società contemporanea che rimane ancora oggi attuale e provocatoria.