jueves, 6 de febrero de 2025

Federico




 



Il cinema come vocazione misteriosa. Federico Fellini racconta il suo rapporto con il cinema, nato quasi per caso e trasformato in una vocazione profonda. All’inizio della sua carriera, lavorava come giornalista e sceneggiatore, senza pensare di diventare regista. L’atmosfera del set lo intimidiva, l’idea di imporre la propria volontà sugli attori gli sembrava impossibile. Tuttavia, l’insoddisfazione per come i suoi copioni venivano realizzati lo spinse a dirigere personalmente i suoi film, accettando un’offerta quasi incosciente di un produttore. Fellini descrive il cinema come un’arte profondamente suggestiva, capace di influenzare il ritmo vitale dello spettatore, condizionandone emozioni e pensieri. Per questo, sente il peso di un’immensa responsabilità etica, anche se cerca di non pensarci troppo per non sentirsi schiacciato. Il suo metodo di lavoro è intuitivo e spontaneo: non segue schemi rigidi e lascia che i personaggi prendano vita anche grazie agli incontri casuali con persone interessanti. Spesso annuncia un casting aperto sui giornali per scoprire volti nuovi e costruisce scene intorno a essi. Pur ammirando registi come Chaplin, Rossellini, Bergman e Kurosawa, Fellini non si considera influenzato da nessuno in particolare, poiché il cinema è per lui una somma di esperienze personali. Nei suoi film esplora la liberazione interiore dell’uomo, cercando di smascherare condizionamenti educativi e sociali che frenano la spontaneità della vita. Non ama parlare delle sue opere perché, una volta terminate, gli sembrano indipendenti da lui, come creature che prendono vita propria.