Claudia Castellucci ripercorre il suo percorso artistico iniziato con la Socìetas Raffaello Sanzio, fondata negli anni '80 insieme al fratello Romeo Castellucci e Chiara Guidi. Dopo anni di collaborazione, nasce spontaneamente la necessità di una separazione, portando Claudia a sviluppare un proprio lavoro, pur mantenendo un legame con Romeo e Chiara attraverso la drammaturgia e la scrittura. Il suo interesse si concentra sempre più sul movimento ritmico e sul tempo, portandola a creare scuole basate su una relazione umana particolare, lontana dal concetto tradizionale di istruzione. Per Claudia, la scuola è un luogo di studio e sperimentazione condivisa, in cui si sviluppa un pensiero incarnato nel movimento. La riflessione si allarga alla relazione tra fisico e filosofico, che per lei coincidono. La danza, intesa come movimento ritmico, ha un'origine pratica legata al pensiero, una trasformazione della teoria in azione. Prendendo spunto da Nietzsche, Claudia sottolinea come la danza sia una forma concreta e fisica di filosofia, una liberazione dal dovere sistematico della speculazione filosofica. Filosofia e danza procedono parallelamente, senza che una sia la giustificazione dell'altra, ma guardandosi reciprocamente. La musica, fondamentale nella sua concezione della danza, è per lei una creazione di tempo, un ritmo che contrasta la convenzionalità del tempo misurato. Attraverso il ritmo, la danza inventa un tempo nuovo, non rigido ma liberato. Da qui nasce il suo interesse per il suono delle campane, il cui battito si prolunga nel tempo, educando alla presenza e all'estensione della percezione temporale. Il seminario sulle campane a Lisbona rappresenta un ulteriore tassello della sua ricerca, un frammento di scuola che propone un'esperienza ritmica e comunitaria più che un risultato finale codificato. Infine, Claudia riflette sulla grazia della marionetta, citando il saggio di Heinrich von Kleist. La marionetta incarna una leggerezza che nasce dall'assenza di coscienza, ma per l'essere umano è necessario trovare un equilibrio tra consapevolezza e abbandono, in una tensione continua tra controllo e libertà. Anche lo specchio diventa un ostacolo nella danza, in quanto rimanda un'immagine statica di sé invece di favorire un incontro dinamico con lo spazio e l'altro. La sua ricerca si muove quindi tra ritmo, pensiero e relazione umana, in un continuo dialogo tra corpo e filosofia.