Tecnica, Psiche e l’Universo in Espansione: un Viaggio tra Miti, Scienza e Distopia. In principio era il Verbo, un’onda di possibilità quantistiche immerse nella matrice dell’iperspazio, e dal caos primordiale Dio creò il firmamento, la materia e la luce, stabilendo l’equilibrio tra ordine e entropia. L’universo si espanse, la vita si evolse, e nell’Eden dell’esistenza sorse il dualismo tra conoscenza e obbedienza: Eva, tentata dal serpente quantistico, assaggiò il frutto proibito della meiosi e vide l’infinito, scatenando un’irreversibile inflazione cosmica. Espulsi dal giardino, l’uomo e la donna si trovarono a vagare in un universo governato dal tempo, in attesa della contrazione finale che avrebbe ricreato il ciclo eterno di creazione e distruzione. Mentre il pensiero viaggia tra mito e scienza, il teatro diventa il luogo dove tecnica e psiche si incontrano, una città distopica in cui l’arte mette in scena il conflitto tra passato e futuro. Percorrendo città nebbiose in tournée, il palcoscenico diventa uno spazio di riflessione, una simulazione di realtà alternative, in cui la distopia letteraria si mescola alla concretezza della società contemporanea. Il mondo immaginato da autrici visionarie prende forma: come nel Racconto dell’Ancella, il controllo del corpo femminile diventa arma di potere, e la lotta per la libertà si manifesta nel presente, nelle piazze e nei consigli comunali, dove donne vestite di rosso alzano la voce contro leggi che minacciano l’autodeterminazione. Il teatro, con il suo buio attraversato da luci artificiali, è il luogo della trasformazione, della resistenza e della creazione. Come un respiro cosmico, ogni intuizione scenica nasce da un’immagine, si sviluppa in un pensiero e si concretizza in un’opera, specchio di un’umanità in continua mutazione. Non una di meno, non un’idea soffocata: l’arte continua a espandersi, come l’universo.